8. Quanto impatterà il covid-19 sull’economia pugliese?

 

In base al modello previsionale del “Sismografo di Unioncamere Puglia”[1] a fine 2021 nella regione:

 

  • si registreranno 20mila imprese in meno, con una perdita di 69mila posti di lavoro (da questa previsione sono già state decurtate le muove imprese registrate e i nuovi assunti);
  • lo stock di imprese, considerando la natimortalità prevista, al 31/12/2021 scenderà a 359mila, contro le 379mila attuali;
  • aumenteranno anche le procedure concorsuali (31mila) e le liquidazioni (71mila), un dato che andrà poi a rimpolpare l’andamento delle cancellazioni negli anni successivi al 2021;
  • sull’asse temporale questi numeri si spalmeranno per un terzo nel 2020, per due terzi nel 2021; l’andamento negativo avrà quindi un picco fra 2022 e prima metà del 2023; poi si assisterà al miglioramento dei parametri, per tornare ai numeri attuali nel 2025;
  • a livello di macro-attività economica si registreranno differenze significative fra i settori: forti sofferenze per attività edili, minerarie, commercio all’ingrosso e al dettaglio, turismo (servizi di alloggio e ristorazione, agenzie viaggi). All’interno del comparto manifatturiero, notevole l’influsso negativo su meccanica, mobili e moda. Le attività che registreranno un minor impatto saranno probabilmente chimica, elettronica, farmaceutica e –con qualche problema in più- agricoltura, pesca e servizi di informazione e comunicazione.

 

[1] Il metodo adottato:

  • partire dai dati attuali in Puglia (numero di imprese, concentrazione nei vari settori, numero di registrazioni annue, fallimenti, liquidazioni e cessazioni, ecc.), assumendoli con numeri indice pari a 1;
  • moltiplicare i dati attuali per coefficienti Covid (diversi per il 2020 e 2021 e basati su differenti valutazioni di impatto, settore per settore) per ottenere delle proiezioni;
  • supporre che il dato delle nuove iscrizioni resti lo stesso di oggi e non cali; in tal caso si tratterebbe anche di un antidoto alla disoccupazione per quanti nel frattempo saranno stati espulsi dal mercato del lavoro (andamento di cui pochi osservatori parlano, ma che riteniamo plausibile, in un contesto di “ripartenza a V”, con un tonfo e una ripresa);
  • per la valutazione degli addetti in uscita, moltiplicare le variazioni dello stock di imprese nel comparto per il numero di addetti medi attuali di imprese di quel settore.