Il sistema d’impresa in Puglia

Nei registri delle imprese pugliesi a metà 2021 sono censite più di 386mila imprese, che pervadono tutti i comparti economici. E’ un risultato che fa della Puglia la nona regione d’Italia e la seconda del Sud dietro la Campania. Il territorio conta un numero di aziende pari al doppio di Liguria e Abruzzo e al triplo di Trentino e Umbria. La Puglia, come tutta l’Italia, ha la peculiarità di un diffuso sistema soprattutto di PMI e anche di microimprese, eppure sono 119 le aziende regionali che nel 2020 hanno superato i 50 milioni di € per valore della produzione. E quindi possono essere considerate il fior fiore dell’imprenditoria regionale. Cinque anni fa erano 40 in meno. Fra queste aziende vi è anche una presenza non marginale di imprese a capitale pubblico, pur trattandosi principalmente di imprenditoria privata.

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E poi ci sono 9mila imprese che superano il milione di euro l’anno di fatturato. E’ questo il nerbo della nostra impresa, la locomotiva della regione. Si va dall’agroindustria alla grande distribuzione, dal commercio alle infrastrutture, dai trasporti alla lavorazione del legno, dalla chimica alla meccatronica, dalla farmaceutica al turismo.

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Turismo

Manifattura

Agricoltura

Costruzioni ed Attività Immobiliari

Commercio

Servizi alla Persona

Una Regione a macchia di leopardo

La regione denota, sia pure a macchia di leopardo, una economia vivace e variegata, che appare in chiara ripresa dopo i pesanti strascichi della recessione iniziata nel 2008. Dal 2009 al 2014 vi era stata una contrazione ininterrotta del numero di imprese, ma successivamente i dati si sono stabilizzati, con una ripresa sia degli indicatori economici, sia del desiderio di fare impresa. Con la pandemia da Covid 19 la Puglia non ha perso imprese, nel suo complesso, anzi ha tenuto.

Rispetto ad una ipotetica fotografia scattata alla regione dieci anni fa, il quadro del numero di imprese per comparto vede oggi una netta contrazione del lapideo e delle costruzioni, come anche nel commercio e nell’agricoltura, anche per effetto di una concentrazione delle imprese e delle superfici di produzione o vendita. Sono cresciute invece per numero le aziende operanti nei servizi all’impresa o alla persona, nell’indotto turistico e ristorativo, nelle attività finanziarie e assicurative.

L’Export Pugliese

L’export pugliese, escludendo dal discorso il periodo pandemico, da anni supera agevolmente gli 8 miliardi di euro per valore delle merci in uscita, un risultato che ne ha fatto un fattore trainante dello sviluppo del sistema locale d’impresa, come nel resto del Paese. Ci sono settori che hanno performance notevoli all’estero, con un forte protagonismo del manifatturiero, ma anche del primario. I grandi numeri li fanno i mezzi di trasporto (sia l’automotive, sia l’aerospaziale) e al secondo posto il farmaceutico. Non c’è però solo spazio per la grande industria, perché a ruota vi sono settori che negli ultimi anni hanno dinamiche molto effervescenti, per esempio la meccatronica, ma anche la metallurgia (trainata dall’ILVA), la chimica, il vino, l’ortofrutta, l’industria di trasformazione alimentare, la moda.

La Puglia e i numeri

Un terzo dell’EBIT (risultato ante imposte e mutui) del sistema imprenditoriale di Puglia deriva dalle attività manifatturiere. Un altro terzo della torta deriva invece dal commercio e dalle costruzioni messe insieme. I risultati dei servizi alle imprese sono un po’ indietro, (143 milioni di euro) ma risultano in forte crescita.

Nei tre anni precedenti al Covid, le sole società di capitali pugliesi avevano investito più di 3 miliardi di euro nelle proprie attività. Aggregando i loro bilanci, si scopre che erano aumentati i loro costi del personale e contemporaneamente quelli di produzione, il che vuol dire che stavano allargando sia la generazione di prodotti-servizi che la forza lavoro. Come conseguenza, miglioravano molti dei principali indicatori economici, dal patrimonio netto al fatturato, dal risultato ante imposte all’utile di esercizio. Servirà tempo per valutare l’impatto sui bilanci della pandemia, che comunque appare diverso da settore a settore (si veda, su questo stesso sito web, la collana “Il Sismografo”, per maggiori dettagli).