Sandro Ambrosi: il ricordo del segretario generale di Unioncamere Puglia, Luigi Triggiani

Entrai nella bella stanza del neopresidente della Camera di Commercio qualche giorno dopo il suo insediamento, agli inizi del 2011. Conoscevo bene quei luoghi, lavoravo già da anni a Bari per le Camere di Commercio pugliesi e avevo già conosciuto altri presidenti, commissari; conoscevo la tecnostruttura e il protocollo: tutto piuttosto formale e legittimamente gerarchizzato.

Quel giorno non avevo previsto di incontrarlo, passavo da quegli uffici per altri motivi e fui come improvvisamente attratto: chiesi alla mia amica Mina, storica e stoica segretaria di presidenza dell’Ente, se lui ci fosse. Quindi entrai, senza preavviso. Ci eravamo incontrati prima di allora forse un paio di volte, in occasioni pubbliche, e non sapevo niente di lui, se non che fosse il presidente di Confcommercio Bari. Forse lui nemmeno si ricordava di me, che ero un semplice funzionario che si occupava prevalentemente di internazionalizzazione e Albania.

Nel giro di dieci minuti passammo al raccontarci di un pezzo delle nostre vite. Alla fine della nostra conversazione ebbi addirittura l’ardire e la supponenza di dargli, solennemente, tre consigli strategici (due di questi li ha seguiti, per l’altro era impossibile darmi ascolto) e uscii da quella stanza luminosa con una incredibile carica di energia ed entusiasmo.

Finalmente! Si poteva progettare, osare: ebbi la sensazione che, senza proclami – lui non ne ha mai fatti – potevamo fare davvero bene, seppure in un mare di piccole e grandi difficoltà. Quella sua pacata maniera di infondere forza e motivazione, la semplicità del linguaggio e il ricorrere a modi di dire del vernacolo barese, mi fecero innamorare di Sandro. Sì, ci ho pensato spesso. Sandro ti faceva innamorare con la sua leggerezza, la sua curiosità e la sua capacità di ascolto, il suo sorriso sornione, la sua serena instancabilità.

In mezz’ora di chiacchierata, peraltro imprevista, mi aveva stregato, o meglio fregato: mi sarei gettato nel fuoco per lui.

Da allora un rapporto sempre leale, schietto, che travalicava il suo ruolo istituzionale e il mio ruolo tecnico, e poi tra noi discussioni anche aspre ma sempre produttive, e tante risate, sogni e progetti, molti più di quelli che si possono realizzare in una vita intera: su tutti, quello di ridare a Bari e alla Puglia una Fiera del Levante degna del suo antico lignaggio, partendo dalle sue ceneri come lui ha fatto. Ma il nostro vero obiettivo era ridere insieme, prendendoci in giro; una sorta di sfida continua. Lui, il presidente, mi concesse subito il privilegio di essere spesso irriverente, di relazionarmi a lui come fossi suo amico da sempre. Questa sua intelligenza viva mi mancherà più di ogni altra cosa.

E mi mancheranno anche la sua capacità di accogliere, di non essere divisivo. Di andare oltre la sua associazione di provenienza, che pure lui considerava una famiglia. Di dare ascolto a tutti, soprattutto ai giovani. Di incuriosirsi e appassionarsi all’agricoltura, alla manifattura, al design, alle nuove tecnologie.

Migliaia di persone lo hanno salutato in questi giorni. Autorità e molta gente comune, tutti hanno pianto autenticamente un signore come ce ne sono pochi. Sandro Ambrosi in questi anni ha unito tutti, con una autorevolezza che mai è stata autoritarismo. Continuiamo nel suo segno, concretizzando i suoi sogni. E’ il minimo che ciascuno di noi possa fare; non per lui, ma per noi stessi.

 

Testo pubblicato sull’Edicola del Sud il 20 giugno 2023