La presidente di Unioncamere Puglia, Di Bisceglie: “Fare rete fra istituzioni. Indispensabile unire strumenti e risorse“.
L’Agenzia Regionale per le Politiche Attive del Lavoro – ARPAL Puglia ha presentato oggi alla Camera di Commercio di Bari, il suo “Primo Rapporto ARPAL – Il mercato del lavoro in Puglia: Caratteristiche, dinamiche e fabbisogni occupazionali 2025-2028”. Il report, curato dal Prof. Gianfranco Viesti (Cerpem di Bari), offre un’analisi approfondita e inedita del panorama occupazionale pugliese, fornendo strumenti essenziali per orientare le politiche del lavoro e i percorsi di istruzione e formazione.
«Il primo rapporto ARPAL sui fabbisogni occupazionali rappresenta uno strumento prezioso per l’Agenzia e per tutti gli attori del sistema regionale, offrendo una base analitica solida per disegnare interventi mirati e promuovere una crescita occupazionale più inclusiva e qualificata in Puglia – ha detto il direttore di ARPAL Puglia Gianluca Budano serve un incrocio domanda-offerta più preciso, costruito attraverso Centri per l’impiego guidati da dati concreti sui fabbisogni occupazionali. Solo così possiamo orientare efficacemente i cittadini e collegarli a percorsi formativi realmente utili all’ingresso nel mercato del lavoro».
Proposta pienamente condivisa dalla presidente della Camera di Commercio di Bari e di Unioncamere Puglia, Luciana Di Bisceglie, che ha insistito in apertura di intervento sulla necessitò di fare rete.

«Spesso le istituzioni lavorano bene, ma in maniera isolata. È indispensabile unire strumenti e risorse, lavorare insieme e rendere i servizi più accessibili sia alle imprese sia ai cittadini in cerca di occupazione. Le imprese pugliesi sono in gran parte micro e piccole: crescono i contratti e gli occupati, ma non cresce il PIL né aumentano le ore lavorate. Questo significa che troppo spesso si tratta di lavori poco qualificati, a basso reddito e con un forte ricorso al part-time involontario, soprattutto femminile».
Sul fronte dei giovani e della formazione, Di Bisceglie ha ribadito «la necessità di indirizzare i ragazzi verso percorsi più aderenti ai fabbisogni delle imprese. Gli ITS garantiscono alti tassi di occupabilità, ma sono ancora pochi gli studenti che li scelgono. Serve una maggiore consapevolezza da parte delle famiglie, perché formazione e orientamento sono la chiave per migliorare le prospettive dei nostri giovani».
In conclusione, ha aggiunto: «Non possiamo più permetterci contrapposizioni. Come ricordava il presidente Roosevelt, che ha guidato gli Stati Uniti in un momento cruciale della loro storia, ci sono tanti modi per andare avanti, ma uno solo per restare fermi».Ha poi auspicato «la necessità di indirizzare i nostri giovani verso percorsi formativi più aderenti ai fabbisogni delle imprese. Gli ITS garantiscono alti tassi di occupabilità, ma sono ancora pochi gli studenti che li scelgono. Serve una maggiore consapevolezza da parte delle famiglie».
Ha poi auspicato: «Non possiamo più permetterci contrapposizioni. Come ricordava il presidente Roosevelt, che ha governato in un momento molto delicato della storia degli Stati Uniti, ci sono tanti modi per andare avanti, ma uno solo per restare fermi».

Un’analisi Innovativa per un quadro dettagliato
Il rapporto si distingue per la sua metodologia innovativa, che integra e coordina dati provenienti da Istat, Excelsior-Unioncamere (con elaborazioni ad hoc dell’Istituto Tagliacarne per la Puglia nel 2024) e INPS (con elaborazioni ad hoc dei dati delle Comunicazioni Obbligatorie-INPS forniti da ARPAL). Questa integrazione permette di superare le difficoltà derivanti dalle diverse fonti e di fornire un quadro estremamente dettagliato dei flussi di assunzione e dei fabbisogni occupazionali per specifiche professioni e territori, molti dei quali mai analizzati in precedenza. L’obiettivo principale è supportare ARPAL nella pianificazione e attuazione delle proprie attività e verificare la capacità del sistema educativo e formativo regionale di rispondere alle esigenze del mercato del lavoro.
Il mercato del lavoro pugliese: crescita, disparità e sfide
Il quadro che emerge è complesso: la Puglia ha registrato un forte aumento dell’occupazione post-Covid, toccando 1.300.000 occupati a fine 2024, con un rallentamento nel 2024. Nonostante ciò, il mercato del lavoro pugliese presenta ancora significative debolezze rispetto alla media nazionale, con tassi di attività e occupazione inferiori, un elevato peso di contratti non standard (tempo determinato e part-time involontario) e un marcato divario di genere a svantaggio delle donne. In Puglia, infatti, le donne rappresentano una parte significativa dei 350.000 “occupabili” (definiti da Istat come disoccupati espliciti o forze di lavoro potenziali).
Si osservano forti differenze territoriali interne alla regione, con la provincia di Bari che mostra tassi di attività e occupazione più elevati e una maggiore presenza di professioni qualificate, mentre altre province come Taranto e Foggia presentano tassi più bassi e una maggiore sbilanciamento verso professioni meno qualificate. La struttura settoriale degli occupati pugliesi è diversa dalla media italiana, con un peso maggiore di agricoltura, edilizia e commercio, e inferiore per l’industria in senso stretto e i servizi avanzati. La dimensione media delle imprese pugliesi è particolarmente bassa, influenzando la composizione delle qualifiche professionali richieste.
Fabbisogni occupazionali: cosa cercano le imprese?
Il rapporto evidenzia un crescente disallineamento (mismatch) tra domanda e offerta di lavoro. Nel 2024, il 42% dei contratti offerti dalle imprese pugliesi ha incontrato difficoltà di reperimento dei candidati, un dato leggermente inferiore alla media nazionale ma in forte aumento rispetto al passato. Le cause principali sono la mancanza di candidati, l’inadeguata preparazione professionale e, in misura minore, le condizioni contrattuali poco attrattive.
Le professioni più richieste, in termini di numero di contratti, sono quelle a modesta qualifica (commessi, camerieri, personale per le pulizie, autisti di camion, muratori, cuochi, baristi, magazzinieri non qualificati). Tuttavia, emerge anche una significativa domanda per professioni a maggiore qualifica, con difficoltà di reperimento particolarmente elevate per i dirigenti e gli operai specializzati, ma anche per professioni ad elevata specializzazione e tecniche. Tra queste ultime spiccano medici, farmacisti, informatici, ingegneri, tecnici della gestione di processi produttivi e tecnici in campo ingegneristico. Nel settore artigiano e industriale, la richiesta si concentra su idraulici, elettricisti, saldatori e addetti alla produzione alimentare e di calzature.
Assunzioni a tempo indeterminato: uno sguardo dettagliato
Il rapporto analizza in dettaglio le assunzioni a tempo indeterminato, che nel 2024 sono state circa 43.000 secondo Excelsior e 61.000 secondo l’Osservatorio INPS (69.000 includendo il settore pubblico dai dati Comunicazioni Obbligatorie-ARPAL). Questo evidenzia la vivacità del mercato, seppur con la prevalenza di contratti a termine o part-time (quest’ultimo pari a circa la metà delle assunzioni totali e al 40% di quelle a tempo indeterminato).
Le assunzioni a tempo indeterminato sono più elevate per le professioni qualificate, come ingegneri (quasi un migliaio tra le varie specializzazioni), progettisti del software (oltre 700), infermieri e riabilitativi (oltre 1.200). Anche tra gli operai specializzati, vi è una significativa richiesta a tempo indeterminato per muratori, carpentieri, idraulici, elettricisti, meccanici riparatori e autisti di mezzi pesanti (quasi tremila). Nel settore dei servizi, spiccano le posizioni a tempo indeterminato per i servizi di pulizia (3.300) e magazzinieri (1.300).
L’analisi dei dati Comunicazioni Obbligatorie-ARPAL permette di geolocalizzare i fabbisogni a livello provinciale, mostrando come Bari concentri la maggior parte delle professioni a elevata specializzazione, mentre altre province come Foggia e la BAT presentano un peso maggiore di operai specializzati e professioni meno qualificate.
Prospettive per il 2025-2028: sostituzione e sviluppo
Le previsioni indicano per la Puglia una crescita occupazionale contenuta nel 2025-26, stimata intorno alle diecimila unità all’anno. I fabbisogni occupazionali complessivi sono stimati in circa 40.000 unità all’anno, principalmente legati alla necessità di sostituzione di personale in uscita dal mercato del lavoro, in particolare quello anziano (il 7,3% dei dipendenti privati pugliesi aveva più di 59 anni nel 2022).
Il rapporto sottolinea la necessità di un’azione concertata su tre grandi ambiti:
Politiche industriali: per incrementare le capacità produttive e la dimensione delle imprese, in particolare in settori a maggior valore aggiunto, e quindi la domanda di lavoro qualificato.
Politiche sociali: per fornire servizi che consentano alle donne di entrare nel mercato del lavoro, riducendo l’enorme gap di genere.
Politiche di istruzione e formazione: per accrescere professionalità e competenze dei cittadini, favorendo l’occupabilità e colmando il disallineamento tra competenze richieste e disponibili.
Alla presentazione hanno partecipato: Beniamino di Cagno, Presidente del CDA di ARPAL Puglia; Giuseppe Lella, dirigente della sezione Politiche e Mercato del Lavoro della Regione Puglia; Gianfranco Viesti, professore di economia applicata Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Bari; Silvia Pellegrini, direttore del Dipartimento Politiche del Lavoro, Istruzione e Formazione della Regione Puglia; Luciana Di Bisceglie, presidente della Camera di Commercio di Bari e di Unioncamere Puglia; Leo Caroli, presidente del Comitato SEPAC della Regione Puglia; Antonio Gagliardi, responsabile DIpartimento Mercato del Lavoro CGIL Puglia; Antonio Castellucci, segretario Regionale CISL Puglia; Gianni Ricci, segretario Regionale UIL Puglia.
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